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Postuar nga i_lire datë 06 Tetor 2003 - 01:25:

La figura di Laura

All’amore per Laura sono dedicati quasi tutti i componimenti del Canzoniere e la voce dell’io che si rivolge al lettore è tutta segnata dall’esperienza di amore. Tuttavia nei caratteri e nelle immagini del mondo femminile è eliminata ogni traccia di realismo e di concretezza fisica : atti, gesti, situazioni, si collocano su un piano di astrazione simbolica, diventano segni di un’esperienza interiore. Lo stesso nome della donna apre la strada a tutta una serie di associazioni simboliche che alludono alla poesia e alle ambizioni culturali del Petrarca: Laura infatti si identifica e si confonde con il lauro, la pianta di Apollo e della poesia, la pianta trionfale con cui lo stesso Petrarca venne incoronato poeta nel ’41. Per questo alcuni contemporanei pensarono che l’amore per Laura e il suo stesso nome fossero fittizi; ma lo stesso Petrarca risponde a queste illazioni, con una lettera a Giacomo Colonna (Familiares, 2, 9), forse del 1336, in cui rivendica la realt_ del suo amore. Laura non è certo una finzione; ma Petrarca costruì, a partire da un amore reale della giovinezza per una bolla avignonese, un proprio sistema poetico e simbolico, un proprio repertorio di luoghi e di situazioni costanti, di metafore e di immagini, instaurando anche precise simmetrie cronologiche, legate da schemi della tradizione medievale e stilnovistica (come quella tra la data del suo primo incontro con Laura, 6 aprile 1327, e la data della morte di lei, 6 aprile 1348). Vicina allo “stil novo” è anche l’affermazione del “valore” eccezionale che l’amore conferisce al poeta e alla sua poesia; ma questa “valore” non è per Petrarca esterno all’individuo, non si lega a una superiore forza “salvatrice”. A differenza di Beatrice, Laura non provoca nell’amante modificazioni e scelte radicali; è invece l’immagine costante di un desiderio che non è possibile colmare, ma che nello stesso tempo diventa una ragione di vita: grazie ad essa, infatti, l’io riconosce se stesso, come un dono e come una condanna. La rivelazione iniziale di Laura, il famoso incontro del 6 aprile 1327, si presenta come un momento originario che la poesia affanna a ripetere, a ritradurre in figure, gesti, parole, descrivendone gli effetti sull’anima del poeta. E la morte della donna introduce il tema dell’essenza irrevocabile di quelle immagini e situazioni, e il motivo del loro ritorno nel sogno o nella vita ultraterrena. Questa ruotare intorno all’immagine assoluta di Laura – che pare rivelarsi e insieme nascondersi, inafferrabile – esprime anche la perdita di sé, l’oscillazione perpetua che nega qualsiasi pace al poeta. Nella stessa astrazione simbolica in cui il egli sospende i gesti dell’amata, permane un’irriducibile elemento erotico, un ostinato desiderio della bellezza terrena, che si scontra sempre più aspramente, specie nella seconda parte del Canzoniere, col senso della vanit_ del mondo e col pentimento religioso. Nel Canzoniere Petrarca semplifica, depura, trasforma, tutto il repertorio della lirica amorosa volgare, definendo così modelli che si imporranno per secoli in tutta la letteratura europea. La donna è splendente e preziosa; in primo piano sono i suoi “capei d’oro a l’aura sparsa”, le nobili vesti, la bianca carnagione del volto, gli occhi luminosi; su tutte le cose che essa tocca si posa qualcosa di tenero, di leggero; i suoi movimenti si svolgono secondo pause e cadenze soavi; i fiori si raccolgono intorno a lei; ella appare su sfondi di natura appartata, dai contorni elementari e antirealistici, lontana dai rumori della folla e piena di delicata mollezza, in cui dominano erbette, aure, fronde, boschi ombrosi, ecc.; una serie di metafore ricorrenti accompagna la sua vocazione (il lauro, la fenice, la pietra, il diamante, ecc.) mentre ritornano insistentemente alcuni elementari giochi di parole (essenziale è quello Laura, il lauro, l’auro, cioè “l’oro”, e l’aura, cioè “l’aria”). I dati psicologico-fisiologici tanto cari alla poesia stilnovistica vengono ridotti al minimo; e non c’è nessun interesse per la problematica filosofico- teorica propria dello “stil novo”. Una serie di metafore sottolineano il carattere contraddittorio de paradossale del rapporto con la donna, che è “dolce nemica”, che consola e distrugge, che d_ nello stesso tempo vita e morte, che fa bruciare come fuoco e gela come ghiaccio. Il gioco di paradossi e di antitesi, che era stato alla base di tutta la precedente tradizione amorosa e cortese, viene dal Petrarca organizzato in un vero e proprio sistema, dove l’io poetico sospende ogni suo rapporto con la vita sociale e tende a rifiutare ogni giustificazione o fondamento esterno; ma nello stesso tempo esso si sente insidiato e turbato da quelle immagini splendide e caduche e dal suo persistente attaccamento all’effimera bellezza terrena di Laura.


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