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Postuar nga Piktor datë 09 Dhjetor 2009 - 19:11:

Njoftime, libra, personazhe etj.

“CASTROVILLARI PRESENTA IL LIBRO DI FATOS DINGO, “Identità albanesi: un approccio psico-antropologico” PER CAPIRE E CONOSCERE MEGLIO QUESTO VALORE AGGIUNTO DELLA NOSTRA TERRA”


Nel segno profondo delle minoranze linguistiche e dell’albanesità. L’Amministrazione comunale di Castrovillari - Assessorati Pubblica Istruzione e Cultura, la Biblioteca Civica “Umberto Caldora” e la Mediateca , martedì 15 dicembre, a partire dalle ore 16, presenteranno proprio nella biblioteca comunale, al primo piano di Palazzo Cappelli, il libro “Identità albanesi: un approccio psico – antropologico” (Bonanno editore, 2007) di Fatos Dingo, psicologo e professore di Antropologia Culturale presso la Facoltà di Psicologia dell’Università di Firenze.
Interverranno il sindaco, Franco Blaiotta, Papàs Antonio Bellusci, direttore della rivista “Lidhja” e fondatore della Biblioteca Internazionale “A. Bellusci” , il prof. Francesco Altimari, docente di Lingua e letteratura albanese dell'Università della Calabria, il Diacono Costantino Bellusci di Plataci e l’Assessore alla Cultura del Comune di Lungro, prof. Giovan Battista Rennis, introdurrà e coordinerà Alessandra Stabile (Mediateca della Biblioteca Civica). La serata sarà caratterizzata da canti tradizionali eseguiti dall'Associazione culturale Arbëria – Frasnita. Sarà presente l’autore.
Oltre a questo volume, Fatos Dingo ha pubblicato, assieme alla psicologa Maria Tucci, il saggio “Contro l’autostima” (Bonanno editore, 2009), contenente le riflessioni degli autori sul lavoro concreto che hanno effettuato con gruppi e individui, con diversi problemi di autostima. In rete ha pubblicato anche diversi articoli sull'etnopsicologia cercando di esplorare ed evidenziare le connessioni tra psiche e cultura. Attualmente collabora con l’Istituto di Prospettiva e Sicurezza Europea di Parigi, con la Cattedra di Lingua albanese presso la Facoltà di Filologia dell’Università Statale di San Pietroburgo e con il Dipartimento di Antropologia Sociale e Culturale dell’Università di Londra (University College London). Ha cooperato anche con la Società per la Promozione degli Studi Bizantini ("The Society for the Promotion of Bizantine Studies") di Birmingham (UK).
Il libro “Identità albanesi: un approccio psico-antropologico” cerca di evidenziare dall’inizio l'esistenza di varie forme di espressione culturale dell'"albanesità", non solo per ciò che riguarda l’Albania ed i Balcani, ma anche l’Italia (arbëresh). Il lavoro è stato adottato come testo universitario per il Corso di Antropologia Culturale, in quanto l'analisi delle dinamiche storiche e psico-antropologiche della civiltà albanese e delle sue diverse espressioni culturali locali in diversi contesti geo-politici, serve anche per fare luce sui nodi e gli innumerevoli interrogativi generali intorno ad aspetti importanti del problema “nazione-etnia".
Un’occasione, insomma, per capire come gli arbëresh hanno tramandato per secoli la loro tradizione senza entrare in collisione con la cultura ospite italiana. Come scrive Chiozzi (nel suo volume “Antropologia della libertà”, Bonanno editore, 2009) gli arbëresh con i loro secoli di sopravvivenza culturale, senza nessun segno di ghettizzazione, hanno dimostrato che la persona può vivere in un contesto culturalmente ed etnicamente eterogeneo senza venire “dissociato”. Non a caso l’identità arbëresh è stata forgiata nella bidimensionalità coerente e arricchente italo-albanese. Una peculiarità per la quale lo stesso Mezzogiorno, patria di tante comunità, ne va fiero.
L’ufficio Stampa del Comune di Castrovillari


Postuar nga Piktor datë 11 Janar 2010 - 19:08:

Komshijte e ministrit te bujqesise italiane.

Historia e nje familje shqiptare qe ka jetuar per 5 vjet komshi me ministrin.
http://corrieredelveneto.corriere.i...270271245.shtml


Postuar nga Piktor datë 01 Shkurt 2010 - 20:31:

Shkembime kulturore

Vico Equense - L'Ipssar "De Gennaro" di Vico Equense, grazie al sostegno della Regione Campania, ha organizzato uno scambio culturale di dieci giorni in Albania nella città di Scutari, in sinergia con l'associazione Komuniteti Papa Gjoni XXIII di Tarabosh.
Durante la permanenza nella città scutarina, sono stati proposti numerosi incontri per meglio comprendere la realtà locale. I partecipanti hanno incontrato l'imam di Scutari. In questo confronto si è evidenziato che qualsiasi fondamentalismo, sia esso politico, religioso o culturale, non è mai utile alla società e al progresso dei popoli. L'imam si è soffermato sulla descrizione dei simboli presenti nella moschea rispondendo alle numerose domande poste dagli alunni. Egli ha voluto anche sottolineare che per rispetto reciproco, spesso i musulmani partecipano alle feste religiose cristiane e così i cattolici fanno per le ricorrenze islamiche. I ragazzi hanno visitato successivamente il Museo Storico di Scutari dove il direttore ha accolto il gruppo con grande considerazione, offrendo una articolata spiegazione sui reperti custoditi nelle numerose sale. Anche la Cattedrale di Santo Stefano, che sotto il regime era diventata il palazzetto dello sport, è stata visitata dai ragazzi, insieme al bel Castello della città che domina tutta la valle e il lago.
Durante lo scambio si sono organizzate anche delle visite istituzionali. La prima è stata quella presso il Consolato d'Italia a Scutari, dove il console dott. Marguccio ha egregiamente condotto una conversazione incentrata sulla situazione giovanile in questa nazione. A Lezhe, distante circa 50 Km da Scutari, si è visitata la nuova Scuola Alberghiera realizzata dai Padri Roganionisti grazie al sostegno di numerose aziende italiane. Il direttore Padre Antonio ha parlato del sistema scolastico albanese e delle prospettive dello sviluppo turistico locale. E' seguito un incontro con i loro studenti e il pranzo nella sala ristorante preparato dai loro allievi.
A Tirana si è tenuto invece un incontro presso l'Istituto per il Commercio Estero ICE, dove due funzionarie hanno spiegato le attività di promozione del "Made in Italy" con particolare attenzione al comparto agroalimentare. In appendice è stata anche illustrata la possibilità di investimenti da parte di giovani imprenditori italiani in Albania.
Il confronto culturale si è spostato anche in ambito gastronomico. Infatti grazie alla collaborazione dello chef Alessandro del Ristorante Legjienda di Scutari i ragazzi dell'alberghiero vicano, insieme ad alcuni giovani dell'Associazione Giovanni XXIII, hanno seguito per due mattinate la lezione con annessa degustazione sulla cucina albanese e sui prodotti agro-alimentari più rappresentativi. Tra le varie specialità quella che ha raccolto il maggior favore è stata la carpa in umido.
Tutto il gruppo ha soggiornato presso il Villaggio della Pace di Tarabosh, alle porte di Scutari. Questo complesso residenziale è formato da numerose e confortevoli casette di legno ed è stato costruito dalla cooperazione italiana in occasione della tragedia della guerra in Kosovo.
Questo progetto educativo ha richiesto molto impegno, ma è stato grazie alla lungimiranza della dirigenza e all'entusiasmo dei docenti che questo scambio si è felicemente concretizzato. Il confronto tra i ragazzi di Vico Equense e la componente albanese ha generato dei legami che difficilmente si spezzeranno.
Il "De Gennaro" ha già in programma una nuova collaborazione che a breve lo vedrà coinvolto in una sinergia educativa con dei partner francesi per un educational eno-gastronomico.


Postuar nga Piktor datë 22 Shkurt 2010 - 22:35:

Ermira, la prima toga albanese

«Sono felice, qui ce l’ho fatta»
E’ patrocinante legale a Treviso: «Attendo di diventare avvocato»
TREVISO—«Ero in fila fuori dalla questura, schiacciata fra le transenne e la gente ammassata. Eravamo in tanti lì all’ufficio immigrazione, cercavamo risposte che non arrivavano. Chi non capiva la lingua, chi doveva tornare tre, quattro, cinque volte. In quel momento decisi che da grande avrei fatto l’avvocato. "Aiuterò queste persone" dissi, ed eccomi qui». Non un sogno dell’adolescenza quello di Ermira Zhuri che a 15 anni, appena arrivata in Italia, voleva studiare per diventare insegnante. «Ma gli anni delle scuole superiori mi hanno fatto cambiare idea. Non mi piaceva come in Italia venivano trattati gli insegnanti, troppo spesso con poco rispetto ». Oggi che di anni ne ha 33 è una determinata patrocinante legale. Si occupa di diritto dell’immigrazione. Fu lei, nel 2005, come conferma il presidente degli avvocati di Treviso Paolo De Girolami, la prima extracomunitaria a iscriversi all’Ordine. «La prima in Veneto - arrossisce - ora mi manca l’ultimo tassello, sto aspettando l’esito dell’esame di Stato, e poi sarò avvocato a tutti gli effetti».

Perseguitata dal regime comunista, la mamma di Ermira si imbarca per l’Italia nei primi anni Novanta. Gli anni dei barconi che traboccanti di persone attraversavano l’Adriatico spinti dalla speranza. Ermira la raggiungerà due anni più tardi. «Ho fatto le magistrali e poi l’università di Giurisprudenza a Bologna. Mi sono mantenuta lavorando in pizzeria nei weekend e con le borse di studio. Ce l’ho fatta, sono felice ». Ermira adora Treviso, quella città della Lega e di Gentilini che più di ogni altra, negli anni Novanta, dava la possibilità di ricominciare offrendo posti di lavoro in quantità. «Il vicesindaco ha saputo fare bene il suo lavoro. Però non nego che certi messaggi mi hanno fatto star male. Boutade politiche per lo più, però potenzialmente pericolose perchè generano paure nella gente. Anni fa feci un piccolo incidente in auto: scesa per fare la constatazione amichevole tirai fuori il permesso di soggiorno. L’altra automoblista allora si mise a urlare, voleva chiamare la polizia».

Mai vittima di discriminazioni? «No, i trevigiani non sono razzisti. Mi fanno star male espressioni del tipo "oggi sono vestita male, mi sento un’albanese" oppure "è un extracomunitario" come fosse una persona di seconda categoria. Capisco però la rabbia di chi subisce un furto: anch’io sono stata derubata e ci sono rimasta male. Ma è necessario affidarsi alla giustizia». Però le carceri sono piene di stranieri e la ferita di Gorgo è ancora viva. «Gli stranieri che delinquono danneggiano tutti i loro connazionali. E’ giusto punire severamente chi si macchia di questi crimini orrendi. Io dopo Gorgo ho avuto paura due volte: subito dopo il massacro con i responsabili in libertà e, successivamente, quando sono stati presi. Ho pensato come albanese di venire emarginata, invece no, chi mi conosce mi vuole bene. Questo è il punto: non si può generalizzare. Il delinquente non ha nazionalità e in genere non è clandestino».

Perchè allora tanti detenuti stranieri? «Penso che sia una conseguenza della mancata integrazione: se sei invisibile è più facile entrare in contatto con persone sbagliate». Cosa serve davvero a una piena integrazione? «Più che l’impronta, servirebbe un corso obbligatorio di lingua italiana e di educazione civica. In Albania ad esempio sputare per terra è normale, qui è segno di maleducazione ma lo straniero non lo sa». Ma Ermira Zhuri, ottenuta la cittadinanza nel 2008, si sente più italiana o albanese? «Sono una cittadina italiana di origini albanesi. La mia vita è tutta qui, in Albania non avrei mai avuto tutte le opportunità che questo Paese mi ha offerto».


Postuar nga Fajtori datë 08 Mars 2010 - 15:43:

Da un amico:

Non c'è nulla di nobile nell'essere superiore a un altro uomo. La vera nobiltà sta nell'essere superiore alla persona che eravamo fino a ieri. Samuel Johnson


Postuar nga Piktor datë 10 Mars 2010 - 07:40:

«Figlia di clandestino e leghista, così mi batto per l’integrazione»

Vajza vlonjate zedhenese e Leges. keshtu luftoj per integrimin.

Roma. Edlira sorride davanti al manifesto di Umberto Bossi. Ancora non l’ha incontrato, il Senatùr: «Non ho mai avuto il piacere di conoscerlo». In fondo lavora per la Lega soltanto da tre mesi. Edlira Mamutaj, albanese, figlia di un ex clandestino. È lei la voce del Carroccio in Toscana, una dei due responsabili dell’ufficio stampa. Ventitré anni, capelli lunghi e neri, occhi carbone sfiorati dalla frangetta: Edlira rovescia tutti i pregiudizi, scardina i luoghi comuni, sgretola le facili certezze sulla Lega chiusa, xenofoba, razzista.
Edlira, ci racconti la tua storia?
«Prima di tutto voglio dire che non c’è da stupirsi, non vi stupite».
Va bene, nessuno stupore, ma spiegaci perché.
«In Toscana ci sono molti iscritti stranieri. A Pietrasanta candidato è Tahani Alkhouri, giordano. La Lega dà spazio a chi si è integrato, a chi rispetta le leggi».
Dove sei nata?
«A Valona».
A quanti anni sei arrivata in Italia?
«Avevo quattordici anni, sono venuta con il ricongiungimento familiare, chiesto da mio padre».
Che era entrato una prima volta da clandestino, giusto?
«Sì, ma poi era tornato in Albania. Era il ’96, altri tempi. Non voglio raccontare la storia di mio padre... ».
Ma è una storia a lieto fine.
«Sì. Lui tornò in Italia, riuscì a regolarizzarsi, e nel 2000 chiese il ricongiungimento».
La tua famiglia è contenta della tua scelta?
«Sì, molto, mi appoggiano. Chi è clandestino non solo lede gli italiani, ma anche gli immigrati regolari, e quindi loro la pensano come me».
E come la Lega.
«Sì».
Cosa ti piace di Bossi?
«Che è un uomo diretto, non usa giri di parole».
Come sei arrivata a lavorare all’ufficio stampa?
«Con il mio fidanzato, che è militante. Tramite lui ho conosciuto la Lega, ho capito che è un partito diverso da quello che si legge sui giornali».
E come ti hanno accolta?
«Molto bene, ma io del resto non avevo pregiudizi».
A scuola non hai mai avuto problemi per le tue origini?
«No, e poi l’italiano lo sapevo già. L’interesse per la politica è arrivato con l’università. Vorrei fare la giornalista, per raccontare la politica com’è veramente».
Com’è veramente la Lega?
«Fino a poco tempo fa, qui in Toscana, non la conoscevano, anche se è arrivata nell’85... Ora tanta gente sta capendo che non è razzista, parla del rispetto le leggi, dell’integrazione, lavora per i cittadini».
Cos’è per te l’integrazione?
«Se uno straniero viene qui in Italia, prima di tutto deve conoscere la lingua. Se non conosce l’italiano, è ovvio che è portato a delinquere. Allora rimanga al suo Paese, parli la sua lingua e lavori a casa sua».
Pensi di candidarti, un giorno?
«Noooo. Io sono timida. Però collaboro con la Padania. Voglio cercare le notizie. Studio Scienze politiche, con una tesi in giornalismo. Televisione italiana e televisione albanese a confronto».
Come la vedono l’Italia, in Albania?
«Quella che è, senza creare miti. Prima c’era una visione molto idilliaca».
Cosa pensi della comunità straniera in Toscana?
«C’è il grande problema dell'immigrazione clandestina, causata anche dal falso buonismo della sinistra: venite tutti, accoglienza per tutti. La Lega dice: accoglienza sì, ma nella legalità».
È vero che la Lega fa assistenza legale gli extracomunitari?
«Sì, a Massa c’è un centro con avvocati che spiegano le leggi, gratuitamente».
Che risultato vi aspettate?
«I sondaggi dicono 7-8 per cento. Vogliamo ripetere il successo di Prato: lì adesso si respira un’altra aria, si ha finalmente la sensazione di più sicurezza. Tutti i giorni con i banchi in mezzo ai cittadini. La Lega sta svolgendo quello che la sinistra per anni non ha fatto».


Postuar nga Piktor datë 10 Mars 2010 - 13:52:

Re: «Figlia di clandestino e leghista, così mi batto per l’integrazione»

Citim:

«C’è il grande problema dell'immigrazione clandestina, causata anche dal falso buonismo della sinistra: venite tutti, accoglienza per tutti. La Lega dice: accoglienza sì, ma nella legalità».


Postuar nga BIONDIA datë 10 Mars 2010 - 14:55:

una su mille c'e la fa ...complimenti


Postuar nga Piktor datë 15 Mars 2010 - 20:53:

IMMIGRATI: A 114 ANNI NONNINA ALBANESE OTTIENE CARTA SOGGIORNO

(AGI) - Perugia, 12 mar. - Dopo due anni di attesa, Feride Hyka, una 'nonnina' albanese di 114 anni, dal 1992 in Italia, ha ottenuto ieri la carta di soggiorno che le consentira', tra l'altro, di usufruire dei servizi di assistenza del Comune di Giano dell' Umbria, dove la donna vive da dodici anni insieme a figli e nipoti. Secondo quanto riferiscono oggi i quotidiani locali a frapporsi tra lei e l'ottenimento della carta di soggiorno era stata la burocrazia e, in particolare, il sistema informatico del commissariato di Foligno che non accettava date di nascita anteriori al 1900. Feride Hyka, quarta nonna piu' longeva al mondo, e' nata il 7 agosto del 1896 nel comune di Luzi Vogel, sulla costa occidentale dell'Albania. Nove figli e ottanta nipoti, 30 dei quali vivono in Umbria, nella frazione di Bastardo dove abita, indossa l'hijab, il velo della modestia, come prescrive il Corano. I suoi figli pagano per lei una badante, non potendo fino ad oggi usufruire dei servizi messi a disposizione per gli anziani dal Comune di Giano dell'Umbria. La tanta sospirata carta di soggiorno e' pero' arrivata ieri, dopo che della vicenda si erano interessati anche i giornali locali


Postuar nga BIONDIA datë 15 Mars 2010 - 21:01:

Nora, da Rapallo alle selezioni per gli Europei di tiro a segno


Non ha ancora ricevuto la cittadinanza italiana, per la quale da tanto tempo si batte. Ma un segnale positivo, Nora Cara, l’ha ricevuto proprio in questi giorni: la Federazione italiana tiro a segno l’ha convocata per le selezioni, che si svolgeranno a Civitavecchia, per comporre la squadra italiana in vista dei Campionati europei di tiro a segno, in Norvegia, dall’8 al 14 marzo 2010.
La sua storia, Nora Cara, 41 anni, nata a Tirana, ma da 15 anni in Italia - prima a Palermo e dal 2003 a Rapallo - l’ha raccontata nei mesi scorsi al Secolo XIX, accanto a Pierluigi Marchesi, presidente della Società tiro a segno nazionale sezione di Rapallo-Arturo Fumel. Una storia fatta di determinazione e forza di volontà davanti alle tante sfide, non solo sportive, che da anni Nora affronta. Nora è campionessa di tiro a segno (specialità pistola sportiva-Psp e P10) dal lungo curriculum di vittorie e record: nel 1987, a due anni appena dall’inizio della sua carriera nel tiro a segno, ha siglato in Albania il record nazionale per il settore giovanile di pistola sportiva (Psp) calibro 22 a fuoco. In Italia, nelle ultime competizioni, si è classificata all’ottavo posto in assoluto nella specialità P10, al nono posto per la Psp e al primo, in entrambe le specialità, per il suo gruppo di riferimento.
Risultati di rilievo perché, negli ultimi due anni, Nora è rimasta lontana da allenamenti e gare, impegnata su un’altra partita da vincere. Quella contro un tumore, che le è stato diagnosticato nel 2006. Grazie alla sua forza di volontà e all’affetto dei tanti che la circondano, a partire dal marito Arben Pitani, campione di tiro a segno pure lui, e dalla figlia Flavia, nata quando Nora e Arben erano a Palermo (e chiamata Flavia perché il nome si legge allo stesso modo e senza difficoltà sia in italiano sia in albanese), Nora ha vinto il terribile male. Ma prima di tornare agli allenamenti e alle gare, ha dovuto affrontare anche un problema cardiaco, lo scorso febbraio, preoccupante strascico delle lunghe cure affrontate per combattere il cancro. Poi, finalmente, il ritorno alla normalità e alle competizioni sportive. E al successo.
«Nora non ha ancora ottenuto la cittadinanza italiana, anche se abbiamo saputo che la pratica dovrebbe sbloccarsi in prefettura con un esito positivo – spiega Pierluigi Marchesi, presidente de poligono rapallese datato 1884 - Questa convocazione da parte della Federazione per le selezioni, che ci saranno a gennaio, in vista degli Europei è una splendida notizia, perché lì verranno scelti gli atleti che formeranno la squadra italiana».
Già nel 2006 Nora era stata convocata in Nazionale ma non aveva potuto far parte effettivamente della squadra, proprio perché non ancora cittadina italiana. Sempre senza la cittadinanza italiana, qualora vincesse i campionati italiani o siglasse un record, Nora non potrebbe vedere omologati i risultati. Ora che la sua pratica sembra a un punto di svolta – la prefettura ha dato come tempi di attesa 730 giorni e la domanda è stata fatta nel 2006, dopo dieci anni da residente in Italia – la sua vicenda sembra a un passo da quel finale che tutti, non solo alla Società tiro a segno nazionale sezione di Rapallo-Arturo Fumel, si attendono con speranza. Il lieto fine della storia di chi, con determinazione, non ha mai smesso di credere e inseguire il proprio sogno.


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